Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 31 dicembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
Betlemme – Gerusalemme andata e ritorno 15 km. con sorprese. E le belle sorprese le leggiamo, oggi, giornata dedicata alla sacra Famiglia, nel brano proposto dalla liturgia della parola di questa domenica.
“Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore… Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio”… (Luca 2,22-40)
In questo racconto della presentazione di Gesù al Tempio, secondo la legge di Mosè, c’è al centro la modesta, ma dignitosa famiglia di Giuseppe e Maria e il Bambino. Per loro viene applicata la legge dei poveri, quella che prevedeva il sacrificio di un paio di colombe o tortore per il riscatto del neonato. I figli sono dono di Dio, a Lui bisogna presentarli e, offrire qualcosa, per riscattarli.
Ora Maria e Giuseppe sono alle porte di Gerusalemme e cantano il salmo 122, Il canto dei pellegrini: “Mi rallegrai quando mi dissero:/ andremo alla casa di Jahweh./Sono stati i nostri piedi/ nell’interno delle tue porte,/ o Gerusalemme!/ Gerusalemme costruita come città,/ in se ben compatta!/Là salivano le tribù,/ le tribù di Jahweh,/ secondo il precetto dato ad Israele/ di lodare il nome di Jahweh”.
Questa famiglia, ignorata dai sacerdoti del Tempio, è accolta da Dio, attraverso i due profeti, Simeone e Anna. Questi due anziani sono “i poveri del Signore” dell’Antico Testamento che, nella loro purezza e semplicità di cuore, vedono, al di là delle apparenze, il segreto che nasconde il piccolo Gesù di Nazaret.
I due anziani, carichi di anni, sono vivi dentro: non chiusi nel passato, ma aperti al futuro. Simeone guarda oltre, Anna, attenta servizio del Tempio “da quando, dopo 7 anni di matrimonio, era rimasta vedova”, si relaziona con Dio attraverso lo stare con gli altri.
Questi due anziani, vissuti in tempo in cui erano parte integrante della società, dicono tanto ai nostri anziani che, oggi, a motivo dei vertiginosi mutamenti sociali dell’era moderna, sono emarginati e definiti “l’età inutile”. Simeone e Anna dicono a noi che bisogna coltivare dentro la speranza. Loro hanno sperato tutta la vita di vedere il Messia ed ecco che sono premiati, perché mossi dello Spirito, fra centinaia di bambini, l’hanno visto e riconosciuto e preso fra le loro braccia. Simeone, laico, compie un gesto sacerdotale: benedice il piccolo, loda il Signore con le più belle parole mai riferite sulle labbra di un anziano:
” Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo d’Israele” (Luca 2,29-31).
Simeone, dagli occhi penetranti, anche se offuscati dalla vecchiaia, è l’icona di tutti coloro che, avendo vissuto una vita piena e realizzato i progetti messi in cantiere da Dio, sono contenti di andarsene in pace, ben consapevoli che “la morte si sconta vivendo” (Giuseppe Ungaretti).
Ora Simeone benedice Giuseppe e Maria; a Maria, in particolare, da’ tre parole, cariche di futuro, per annunziare chi è il suo Figlio:
” Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e segno di contraddizione” (Luca 2, 34).
Caduta: col messaggio che Gesù ha proclamato per città e villaggi della Palestina, nei mille giorni di permanenza tra noi, c’è la capacità di abbattere gli idoli del potere che opprime la gente, del successo che annebbia le menti, del danaro che chiude i cuori degli uomini.
Resurrezione: la capacità di rialzarsi quando si cade, la forza di ricominciare quando tutto il finito, l’umiltà di riconoscere gli errori e sperare e sognare… perché domani sarà un altro giorno, carico di vita.
Segno di contraddizione: lo Spirito delle parole di Cristo sono il vento che non lascia dormire la polvere del nostro quieto vivere.
Tre parole testamento per Maria, testamento per noi.
Buona domenica, buona vigilia di Capodanno 2024, all’insegna della speranza. “Speranza: conserviamo nell’intimo uno spazio dove possa abitare. Portiamola nella vita di chi ne è stato privato e di chi l’ha smarrita”. (don Luigi Ciotti)