Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 8 dicembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi, otto dicembre, celebriamo la Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria.
Sia i Padri della Chiesa d’oriente, che quelli della Chiesa d’occidente hanno, nei secoli, su questo dono concesso a Maria dal Padre celeste, scritto tanto, ancor più hanno pensato e molto hanno pregato. Alla fine di questo immenso patrimonio di Fede, di conoscenza, di celebrazioni ed anche di controversie, si è pervenuto ad una sintesi, creata dal teologo Giovanni Duns Scoto, detto il doctor subtilis (Scozia 1265- Colonia 8 novembre 1308): “Deus potuit, decuit, ergo facit”. Cioè: Dio poteva preservare Maria dal peccato, era conveniente farlo, perciò l’ha fatto.
Finalmente, l’8 dicembre 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus”, dopo avere consultato il popolo cristiano, Pio IX proclamò che la beata Vergine Maria che, per singolare privilegio di Dio, è stata preservata da ogni macchia di colpa originale. A conferma del dogma (è bello ricordare questa circostanza!) il 25 marzo 1858, a Lourdes, apparendo a Bernardette, Soubirous, che le chiede il suo nome, la Vergine dichiara: “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Ascoltiamo ora il vangelo di Luca, offerto a noi dalla liturgia odierna: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà Grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo…”. Allora, Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Le rispose l’angelo: “Lo spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò, colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anche essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Ecco la serva dei Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei. (Luca 1, 26 – 38).
Questa pagina è una delle più belle pagine di tutta la Bibbia. Nel dialogo tra l’angelo e Maria c’è uno scambio di parole, pieno di candore, di rispetto, di purezza. Con le parole dell’angelo è Dio che bussa alla porta della casa di Maria. Luca con l’espressione “entrando da lei” ci lascia immaginare che Maria incontra Gabriele nella sua piccola casa di Nazareth. Un incontro familiare. L’incontro fra cielo e terra avviene in una umile abitazione. L’evento più importante della storia cristiana avviene tra sedie, scodelle, odore di pane e cumulo di panni da lavare. A Nazareth, secondo quello che è risultato dagli scavi, guidati dall’archeologo francescano, Bellarmino Bagatti, i poveri (e Maria è una povera!) vivevano in un’unica stanza: sorelle, fratelli, genitori, nonni e qualche animale domestico: una capra per il latte, qualche gallina per le uova… L’angelo Gabriele, quindi, iI primo odore che sente (anche gli angeli sentono gli odori!) è un odore di casa, di famiglia, di strada piena di polvere e di sporcizia. Ad una di queste povere case bussa l’angelo. È la casa di Maria. L’angelo entrando saluta la giovane: “Rallegrati piena di Grazia, il Signore è con te”.
La storia del cristianesimo inizia con questo annunzio di gioia. II Signore porta la gioia, tutta la gioia. Siamo noi, che, con le nostre tristezze, scoloriamo la gioia, dataci da Dio. Le liturgie domenicali ci caricano di buone notizie nell’accogliere la Parola, pronti; poi, in settimana, siamo noi, oppressi da mille tribolazioni a spegnerla in dissipazioni e pesantezza di cuore.
E l’angelo continua: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. Maria a tale notizia, vagheggiata da tutte le ragazze di Israele, nella speranza di poter divenire la madre del Messia atteso, non apre una danza di giubilo. Al contrario, si domanda che senso avesse il saluto dell’angelo. E chiede all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Maria, nonostante la sua giovane età, osa chiedere spiegazioni all’angelo. E l’Angelo risponde con due motivazioni. Una teologica: “Lo spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; e l’altra, concreta, storica: “Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anche essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile”.
Maria pone domande all’angelo e l’angelo risponde. E, soltanto dopo le risposte, Maria dà la sua adesione al progetto di Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Oggi Maria, alla luce di questa pagina, la proclamiamo nostra maestra ed icona di bellezza, di responsabilità, di coraggio e di vita ai nostri ragazzi e ragazze. L’insegnamento primario di Maria è questo: usare il cervello, dono di Dio, per conoscere le realtà esistenziali e chiedere ai reggitori di questo mondo di governare con saggezza, compassione, con amore; di non essere succubi dei potenti di turno. Al contrario, alzare la voce e dire loro, attraverso i numerosi mezzi di comunicazione a nostra disposizione, che è loro dovere risolvere quelle priorità necessarie al buon vivere delle nostre comunità.
Buona solennità con una semplice preghiera che sale a Maria da uno dei più neri bassifondi che l’umanità abbia mai conosciuto: Auschwitz. “O Immacolata Concezione, Regina del cielo e della terra, rifugio dei peccatori e madre piena d’amore, a cui Dio ha voluto affidare tutto l’ordine della Misericordia, eccoci, ai tuoi piedi, noi poveri peccatori, ma figli tuoi” (San Massimiliano Maria Kolbe, martire dell’amore. (Zdunska 8 gennaio 1894 – Auschwitz 14 agosto 1941).
Don Giuseppe Fiorillo