Riflessioni ancora a caldo davanti ai risultati delle elezioni in Italia per il rinnovo del Parlamento europeo
di Maurizio Bonanno
È il bello della politica. È il bello di ogni elezione politica. Perché è la politica: la politica ha sempre uno sguardo di parte… ed ha il dovere, verso i suoi fans, di mostrarsi ottimista e vincente.
E così, ad ogni elezione ciascuno annuncia di aver vinto, spiega come e perché quel risultato si mostra come una vittoria: nessuno perde… forse… perché in verità alla fine qualche sconfitto c’è, qualcuno che rimane trafitto sul campo lo si trova.
In attesa di conoscere quello che più sta a cuore al cittadino medio – ovvero i risultati delle amministrative, che a Vibo Valentia significa sapere se da stasera, meglio domattina, ci sarà un nuovo sindaco – si sprecano analisi, giudizi e opinioni sul risultato scaturito dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
Tutti più o meno soddisfatti (forse, anzi certamente, non i pentastellati – stavo per dire grillini, ma ormai di grillismo non è rimasto praticamente niente!), tutti a spiegare i motivi di quello che a loro appare come un successo elettorale (difficile, comunque che lo possano fare i pentastellati ex grillini). Di certo, comunque, qualche idea la si può avere. Proviamoci.
Primo punto.
Gli italiani non amano strilli, forzature, estremismi. Gli italiani sono gente molto più pacata dei loro politici: amano tornare a casa e rilassarsi sul divano piuttosto che continuare a gridare per farsi ascoltare, sgomitare per farsi notare, minacciare per ottenere. Lo fanno nella vita fuori, quella lontano da casa – al lavoro e per strada – tornati a casa, invece, cercano pantofole, divano e telecomando per fare zapping alla ricerca di qualcosa di tranquillo: ridono con i pacchi, provano commuoversi con qualche fiction, non si perdono un Sanremo; certo, si attardano pure intorno ai talk dove si sbraita e ci si affronta a muso duro spesso volgarmente, ma lo fanno con un sorriso sornione considerando anche quella una fiction simpatica da vedere (e – direi – che hanno ragione!).
Gli italiani chiedono certezze, poche ma sicure, chiedono punti di riferimento, fuggevoli a volte come politica insegna, ma che ci siano. E quando sono chiamati alle urne sono capaci di fare scelte, dare indicazioni, mostrare come la pensano nella speranza che – finalmente! – i politici comprendano, capiscano, si adeguino. Ma le scelte – tranne certi exploit in determinati periodi che sono di svolta, come è successo, a suo tempo, per 5Stelle e Lega – sono sempre misurate. Moderate, senza eccessi.
Secondo punto.
L’Italia sceglie di essere bipolare e si affida alle donne. Questo è il primo dato: Meloni e Schlein rappresentano i due poli, i due modi di vedere il mondo e la politica. Gli italiani le incoronano ma senza sussulti: Meloni celebra la vittoria sua, come capo della coalizione di centrodestra, e soprattutto del suo partito Fratelli d’Italia che è il primo ma non raggiunge l’esplosivo 30%; Schlein festeggia il ritorno del PD ma non raggiunge la soglia deflagrante del 25%; Forza Italia recupera, supera la Lega nella lotta interna alla coalizione, ma sfiora il fatidico 10%; la Lega crolla, prende significative bocciature proprio nelle regioni del Nord che erano il suo regno, ma tiene botta e si piazza a mezza incollatura da FI; la destra italiana può cantare vittoria, ma si afferma anche la sinistra-sinistra, che torna in campo ed elegge pure la Salis; fallisce l’operazione Stati Uniti d’Europa perché Renzi e ciò che resta dei radicali non superano lo sbarramento, cosa che non riesce nemmeno a Calenda, ma i due “galli nel pollaio” hanno di che rammaricarsi perché se la finissero di beccarsi, gli italiani fanno loro fatto capire che insieme ce l’avrebbero fatta; le spinte populiste vanno scemando e questo spiega la discesa dei 5Stelle ed il ridimensionamento dei salviniani; da qui, si deduce un altro messaggio: certi finti pacifismi filoputiniani non catturano l’interesse dell’italiano medio: messaggio – ancora, anche questo – a salviani e contiani (che addirittura avevano aggiunto #pace nel simbolo), ma anche al redivivo Santoro ed agli animalisti alleati con Italexit ed ex no-vax.; così come quella lista Libertà interpretata da Cateno De Luca in chiave euroscettica.
Terzo punto.
Gli italiani non sono allodole e non si fanno attrarre dagli specchietti di chi si improvvisa in politica. Gli italiani con il loro voto hanno indicato la via. Fiducia ancora in chi governa e indicazione su chi deve guidare l’opposizione. Moderazione piuttosto che estremismi, niente eccessi, niente sparate del genere su chi la dice o la fa più grossa. E certezze, meglio poche ma sicure, reali.
Ed infine, il dato che più conta considerato che si votava per il Parlamento europeo: gli italiani sono e si sentono europei, vogliono stare in Europa e bocciano sonoramente gli euroscettici.
L’Europa c’è e l’Italia è in Europa: così vogliono gli italiani.
E da oggi in Italia si comincia una nuova partita politica. In Europa si vedrà…