Quanti resteranno nel tempo al suo fianco? Anche lui, come Will Kane, sarà lasciato solo?
di Maurizio Bonanno
È il 27 giugno del 2024. Allo scoccar di mezzogiorno, Enzo Romeo viene proclamato sindaco di Vibo Valentia.
È mezzogiorno a Vibo Valentia. Mezzogiorno di fuoco?
Enzo Romeo come Gary Cooper.
Che sia uomo affascinante, non spetta a me dirlo, ma non si può negare. L’immagine che da sempre Enzo Romeo offre di sé, è quella di una persona serena, tranquilla – anzi, tranquillizzante con quel suo sorriso sempre pronto e rassicurante – e per questo affidabile. Ed il paragone con Gary Cooper ci può stare. Di più. C’è un parallelo che li affianca, proprio ripensando a quel capolavoro della cinematografia come è, appunto, “Mezzogiorno di fuoco”, mitico western interpretato da Gary Cooper.
Gli storici del cinema ricordano che era il 1951, quando si cominciò a lavorare alla stesura della sceneggiatura ed alla scelta del cast del film che sarebbe poi uscito nelle sale l’anno successivo. A quel tempo, dopo oltre venticinque anni nel mondo dello spettacolo, Gary Cooper non era più Gary Cooper: cioè, non era più un artista da botteghino, e a dirlo era il sondaggio annuale della Motion Picture Herald in cui negli ultimi anni era presenza fissa nel ballottaggio sulle dieci stelle dell’anno. Il disastro commerciale di film come Il comandante Johnny e It’s a Big Country: An American Anthology avevano fatto circolare la voce che per Cooper fosse ormai giunto il declino. Le cose cambiarono con il “western atipico” Tamburi lontani di Raoul Walsh, l’apripista di Mezzogiorno di fuoco/High Noon di Fred Zinnemann del 1952: l’inizio di uno dei più grandi coming-back della storia del cinema hollywoodiano che porterà Cooper alla vittoria dell’Oscar 1953 per il Miglior attore protagonista, il secondo dopo quello vinto per nel 1942.
Come non pensare alla parabola politica di Enzo Romeo?
Acclamato e ricordato con nostalgia quale primo storico Presidente della Provincia; poi, una serie di insuccessi politici (la sua candidatura alle Regionali, ad esempio) ed il lungo periodo di oblio, fino al ritorno in campo acclamato a leader del locale PD con la successiva candidatura a sindaco: un coming-back della politica che lo fa risultare vincente al ballottaggio del 23/24 giugno rompendo così un’egemonia che il centrodestra deteneva a Vibo Valentia da un quindicennio ininterrotto.
E adesso… la sua proclamazione avvenuta proprio a “Mezzogiorno”.
Sarà un “Mezzogiorno di fuoco” anche a Vibo Valentia!?
Perché, sempre rifacendosi alla storia del film, il “Mezzogiorno di fuoco” di Gary Cooper riuscì a essere, contemporaneamente, uno dei più importanti western revisionisti del cinema moderno americano ed un grande caso politico.
Un caso politico!
Ma andiamo con ordine. La produzione di Mezzogiorno di fuoco andò ad intersecarsi con due degli eventi più rilevanti degli anni cinquanta americani del secolo scorso: il maccartismo e la Guerra in Corea. Lo sceneggiatore Carl Foreman fu convocato dal Comitato per le attività antiamericane della Camera in quanto fu per davvero un membro del partito comunista.
Ma torniamo alla attualità di casa nostra. Come accade al protagonista interpretato da Gary Cooper, Will Kane è lo sceriffo. Voluto da tutti, a cui tutti si affidano e di cui tutti si fidano per il suo carattere, per il suo spirito collaborativo: una sorta di antieroe, piuttosto che il macho duro, tipico dei film western del tempo che descrivono un eroico uomo solo al comando.
Doti da tutti apprezzate ed ammirate, ma… il film racconta che lo sceriffo Will Kane, viene abbandonato al proprio destino quando si troverà ad affrontare quattro fuorilegge in cerca di vendetta: nessuno, se non la sua giovane moglie, sarà disposto ad aiutarlo. Eppure, Will non abbandonerà la città, anche se potrebbe. Indosserà nuovamente cinturone e pistola e deciderà di affrontare Miller e i suoi. Quello che Kane non può immaginare è che, chiedendo aiuto agli uomini del paese per formare una squadra di difesa, non troverà nessuno che lo voglia aiutare. Uno sceriffo che ha dato tanto alla sua cittadina viene abbandonato al proprio destino da tutti gli abitanti, mentre una banda di criminali ritorna in paese per imporre la propria legge.
Ecco il punto. Ecco l’allarme che deve tenere alta l’attenzione del nuovo sindaco di Vibo Valentia; adesso è un salire continuo sul carro del vincitore, adesso sono solo baci e abbracci, sorrisi e pacche sulle spalle: una moltitudine festosa al fianco del vincitore, ma…
Più tardi, al momento dei problemi incalzanti, delle responsabilità e delle risposte concrete da dare ai cittadini che chiedono, anzi pretendono, dinanzi alla scelte complesse, difficili, importanti e non sempre – come sempre accade – popolari… chi avrà al suo fianco Will Kane – Enzo Romeo?
Quanti col passare del tempo e l’incalzare dei problemi resteranno al suo fianco, come lo sono oggi? Anche lui, come Will Kane nel momento del bisogno, sarà lasciato solo? Anche lui sarà costretto a vivere la “solitudine dei numeri primi”, condanna che negli ultimi anni colpisce spesso tanti vibonesi che provano ad impegnarsi?
Un’ultima, scherzosa, divertente, spiritosa annotazione (ho l’onore di essere amico di entrambi e immagino che entrambi non se la prendano per questa satira).
Ironicamente, in quella notte degli Oscar del 19 marzo 1953 che vide Gary Cooper premiato come Miglior attore protagonista, fu proprio il vincitore più atteso il grande assente della serata: era impegnato sul set di un altro western Il prigioniero della miniera di Henry Hathaway. Ad accettare l’Oscar per suo conto fu proprio quel John Wayne che inizialmente era stato pensato per il personaggio di Will Kane, ma poi non lo fece (non è riuscito nemmeno ad andare al ballottaggio).
Oggi, in tribunale, si notava la presenza attiva – tra saluti affettuosi e cordiali strette di mano – di Francesco Muzzopappa, lo sconfitto al primo turno che a pochi giorni dal ballottaggio ha regalato un non richiesto, ma certamente gradito, endorsement a Enzo Romeo.
Le cronache di quell’Oscar ricordano che John Wayne nel discorso di ringraziamento per conto di Gary Cooper disse: «Sono felice di vedere che stiamo dando questo premio a un uomo che non solo è molto meritevole, ma che si è comportato nel corso degli anni in un modo di cui tutti possiamo essere orgogliosi. Ora, se non vi spiace, chiamerò il mio agente per scoprire perché non ho fatto io Mezzogiorno di fuoco invece di Cooper!».
Una grande storia western (e di politica) del nostro tempo!