Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 30 giugno
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi, 13ª domenica del tempo ordinario, la liturgia ci presenta con questo racconto di Marco due miracoli operati da Gesù: la guarigione della donna che soffriva, per la perdita di sangue, da 12 anni e la risurrezione della figlia di Giairo, capo della sinagoga di Cafarnao. Ecco alcuni stralci del lungo vangelo odierno:
“Uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, si gettò ai piedi di Gesù e lo supplicò con insistenza: “La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporre le mani, perché sia salvata e viva”. Gesù andò con lui… Ma dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?” Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”… Giunsero alla casa ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato disse loro: “Perché vi agitate e piangete? la bambina non è morta, ma dorme”. E lo deridevano. Ma Egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre ed entrò dov’era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: alzati!” E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande timore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare”. (Marco 5, 21- 43).
In questa narrazione di Marco avvertiamo due modi per accostarci a Gesù: quello della folla e quello della donna e quello, ancora, di Giairo. “Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno”.
La folla segue Gesù quasi passivamente: lo seguono gli altri, lo seguo anch’io, è importante per gli altri, lo è anche per me. È, in embrione, quello che oggi la psicologia chiama il divismo. Non così per la donna che, da 12 anni, soffre e alla quale non interessano gli altri, ma soltanto Gesù: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. A questa fede semplice, ma personale, Gesù risponde: “Figlia la tua fede ti ha salvata va in pace e sii guarita dal tuo male”. Delicatezza infinita di Gesù: attribuisce alla donna, non a sé stesso, il merito del miracolo! La stessa semplice fede troviamo in Giairo, nella cui casa la morte aveva messo il nido, il quale come vide Gesù si gettò ai piedi e lo supplicava con insistenza: la mia figlioletta sta morendo, vieni a imporle le mani perché sia salvata e viva.
Gesù va e trova la fanciulla di dodici anni morta e, alla presenza dei soli genitori e tre dei suoi discepoli grida: “Talità kum”, fanciulla, alzati.

E subito la fanciulla si alzò e camminava. Gesù ordina ai genitori di dare da mangiare alla figlioletta… nutrire la rinata non solo con pane, ma con sogni, carezze e fiducia.
Anche oggi Gesù grida all’umanità intera, morta a tanti valori religiosi e comunitari: “Talità kum”:
*a moltissimi ragazzi ed adolescenti, morti nel cuore, delusi dagli adulti, scontenti di vivere a vuoto, con il muso lungo e senza gioia;
*a fratelli e sorelle che soffrono, angosciati per un tracollo finanziario improvviso, per progetti andati in frantumi, per fatiche di anni, dissolte come nebbia all’apparire del sole;
* a fratelli e sorelle poveri, senza nessun santo in paradiso, con cumuli di delusioni che, nel chiedere pane, ingoiano lagrime amare;
*a me, a te, oggi ,Gesù continua a gridare forte: “Talità kum”, alzati, cammina… cerca un senso alla vita, perché tutto ha un senso; abbi l’entusiasmo degli innamorati, la generosità dell’albero che dà tutto quello che ha; l’allegria degli uccelli che, al mattino, prima di cercare cibo, iniziano a cantare; il coraggio di affrontare quel nuovo che arriva… perché c’è un tempo sognato che bisogna continuare a sognare…
Buona domenica e ricordiamoci che Dio ripete sempre su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni mattino, la benedizione delle antiche parole:”Talità kum”, giovane vita, alzati, vivi, cammina, risplendi.
Don Giuseppe Fiorillo.