Ormai è scontro all’arma bianca tra l’assessore Lorenza Scrugli e il segretario generale Scuglia
Bassanini, Bassanini. Quoque tu, Bassanini?
Sono giorni roventi, caldo asfissiante, stanze bollenti. Certo – si dirà – ad agosto, in pieno solleone cosa pretendi?
Che almeno si stia meglio negli uffici, dove i condizionatori dovrebbero dare un po’ di ristoro… Niente da fare. Di certo non è così nella stanza del Sindaco Romeo. E non è un problema di condizionatore che non funziona o funziona poco, anzi… Il condizionatore è a palla, la temperatura nella stanza è bollente, politicamente bollente!
Ancora ci si deve insediare pienamente, ancora c’è da rendersi conto effettivamente di cosa c’è da fare e come farlo… ed intanto scoppia la bagarre. È scontro all’arma bianca tra politica e burocrazia, tra assessore e dirigente, tra doveri d’ufficio e competenze.
S’infuoca la politica vibonese che attonita assiste allo scontro senza esclusione di colpi tra il Segretario generale dell’Ente, Domenico Libero Scuglia, nel ruolo di Dirigente del settore Welfare, e l’assessore al Welfare, Lorenza Scrugli. Documenti alla mano – prima in Commissione, poi tra dichiarazioni e comunicati – i due se le stanno dando di santa ragione in uno scontro epico come mai visto a Palazzo Luigi Razza.
E Romeo si trova tra l’incudine (Scuglia è comunque al momento il suo Segretario generale, sia pure ereditato dalla passata gestione) ed il martello (Scrugli, da lui scelta e voluta, prima candidata regina della sua personale lista e poi come assessore: un martello che picchia… eccome se picchia!).
Quoque tu Bassanini!
Perché è qui il problema… ed anche la soluzione.
In principio fu tangentopoli, è bene ricordarlo. Perché, al di là di qualsiasi altra motivazione, la riforma cosiddetta Bassanini e le altre del genere, che hanno attraversato, secondo qualcuno quasi distrutto, l’amministrazione italiana negli ultimi vent’anni trovano il vero punto di inizio in quel fenomeno che, a cavallo del 1990, avrebbe, nel giro di pochi anni, travolto partiti, istituzioni e certezze intorno ai a quali il nostro paese aveva costruito la sua storia fin dall’immediato dopoguerra. L’allora ministro Bassanini concepì una legge che avrebbe dovuto rispettare il criterio della “separazione tra i compiti di direzione politica e quelli di direzione amministrativa; l’affidamento ai dirigenti – nell’ambito delle scelte di programma degli obiettivi e delle direttive fissate dal titolare dell’organo – di autonomi poteri di direzione, di vigilanza e di controllo”. Si disciplinava, cioè, quella che poi sarebbe stata, comunemente, definita come la distinzione tra attività di gestione, trasferita nella esclusiva competenza dei dirigenti, e l’attività di indirizzo politico che rimaneva attribuita al vertice politico dell’amministrazione. Sembrava il toccasana di ogni male e consentiva di presentare all’elettorato una nuova classe politica, tesa agli interessi del paese e non ai propri. Naturalmente l’immagine era una illusione che solo rinviava il ritorno alla tradizione della amministrazione gestita con metodi politici a tempi migliori che al momento continuano ad essere lontani. Il peccatore resta peccatore anche se non sembra avere più, al momento, occasioni per peccare; si tratta solo di aspettare una nuova occasione.
E se c’è un peccato tra i più continui ed insistenti a Palazzo Luigi Razza, questo ha un nome, che al solo dirlo mette i brividi: Welfare!
Un settore che, negli ultimi sei anni, è stato destinatario di svariati milioni di risorse e che sempre negli stessi anni ha visto il centrodestra che ha governato la città sbatterci non senza dolori costringendo all’avvicendamento almeno cinque assessori, tre dei quali – Falduto, Chiaravalloti e Scionti – soltanto durante l’esecutivo Limardo. Il tutto mentre proprio colei che ora è subentrata, Lorenza Scrugli, dall’opposizione tallonava (mentre nella precedente consiliatura era stata assessore al Welfare nella giunta di centrodestra guidata da Elio Costa) gli assessori pro tempore e chiedeva alla burocrazia comunale di avere contezza di movimenti, concorsi, bandi e soprattutto di quella rendicontazione, adesso oggetto dello scontro frontale con il segretario generale Domenico Libero Scuglia.
La partita è delicata e pericolosa. Pericolosa sul piano del confronto amministrativo, pericolosa sul piano politico. Insomma, una grana vera e propria per il sindaco Enzo Romeo. Perché Lorenza Scrugli è tosta e decisa ed i fendenti che sta sganciando contro Scuglia sono ad alzo zero. E Scuglia, dal canto suo, sta rispondendo per le rime, forse superando pure il suo ruolo meramente burocratico, forte del fatto che la Bassanini gli consente un margine di movimento.
Ed è qui che Romeo viene infilato ob torto collo dinanzi ad un bivio. Perché la Bassanini stabilisce i confini entro i quali tale sistema può muoversi, limitando il potere di ingerenza della politica sull’amministrazione, ma poi consente alla politica di applicare il cosiddetto spoil system ridando alla politica il controllo della pubblica amministrazione, tramite le nomine di natura fiduciaria dei dirigenti da parte appunto della politica.
E adesso il quesito, che è tutto nelle mani del sindaco. Se un tuo assessore si scaglia contro il tuo principale dirigente significa che è venuto meno il rapporto di fiducia e dnque si deve applicare lo spoil system al dirigente? Anche se lo stesso è notoriamente apprezzato proprio dal tuo partito, quello principale della tua coalizione e che sostenendo il sindaco lo considera il migliore e da confermare? E se si fa ciò, può il sindaco sfiduciare un assessore di sua fiducia che lui stesso ha scelto e nominato, anzi ha scelto due volte volendola prima nella sua personale lista e poi in giunta?
Sono giorni roventi a Palazzo Luigi Razza. Fa proprio caldo nella stanza del sindaco. Bassanini, Bassanini…
Che agosto incandescente per Enzo Romeo!