In conformità con il “Diritto di Replica“
“Vi ringraziamo per aver dato spazio alla notizia relativa alla creazione della nostra Task Force contro l’illegalità. Tuttavia, siamo costretti a contestare alcune affermazioni presenti nell’articolo da voi pubblicato, che risultano essere inesatte e potenzialmente fuorvianti”.
Così esordisce una “richiesta di Diritto di Replica” giunta in redazione da parte della Home Restaurant Hotel srl con sede a Reggio Calabria operante in tutta Italia,
Per quanto riguarda l’articolo sulla crescita del fenomeno degli Home Restaurant da noi realizzato, la società Home Restaurant Hotel srl di Reggio Calabria ci tiene a precisare che: “La nostra piattaforma opera in piena conformità con le disposizioni stabilite dall’Autorità Garante, lasciando il contatto diretto tra utente e cuoco, e non esiste alcun obbligo di possedere un diploma di scuola alberghiera o di seguire un corso HACCP per gestire un Home Restaurant. Il settore, infatti, è attualmente tutelato dall’art. 41 della Costituzione Italiana. Dal 2019, secondo il parere del Ministero dell’Interno, la Polizia di Stato è l’unico ente preposto al controllo delle attività di Home Restaurant, e l’unico documento richiesto è la comunicazione presentata in questura, firmata dai nostri associati, che ad oggi superano le 1000 unità distribuite in oltre 350 città italiane.
“Dal punto di vista fiscale, gli Home Restaurant operano sotto il regime fiscale delle prestazioni occasionali, con un limite di 5000 euro annui netti per codice fiscale, rilasciando ricevute non fiscali“.
Precisazioni che non abbiamo problema a pubblicare potendo permetterci di vantare l’obiettività delle nostre azioni giornalistiche, che – per storia professionale, stile di vita, metodologia – sono sin troppo lontane da certi modi agire e/o di pensare allorquando gli stessi scrivono: “Ci riserviamo inoltre di intraprendere eventuali azioni legali a tutela del nostro marchio e del settore Home Restaurant, per chiarire la fonte delle informazioni errate riportate, che riteniamo essere frutto di pressioni lobbistiche che dal 2017 tentano di ostacolarci”.
Non conosciamo, non riconosciamo lobbies, non siamo adusi a tenere in considerazione alcun tipo di “pressione”.
E ciascuno, nel proprio ambito, saprebbe (ma è auspicabile che il malinteso si chiuda qui) quali sarebbero le azioni legali (le sole che conosciamo) a tutela della nostra testata e della nostra professionalità relativamente a paventate insinuazioni.