I funerali saranno concelebrati domani, sabato 21 settembre, alle ore 16, nel Duomo di San Leoluca
di Maurizio Bonanno
Ci sono dolori di un’intensità tale da incidere profondamente nella vita di una persona.
Ci sono dolori profondi che segnano un solco ed incidono definitivamente contrassegnando un modo di vivere, abitando incessantemente quel dolore.
La vita di Franco Cosentino, che oggi si è spento nella sua Vibo Valentia, città della quale fu più volte sindaco, ha questa traccia profonda: di un prima e di un dopo. Aveva 82 anni e nei giorni scorsi si era ricoverato per una serie di controlli che non lasciavano presagire l’improvviso decesso.
Quel dopo che lo ha segnato profondamente, come un fardello che si portava addosso sia pur consolato dalla stima e dall’affetto di quanti lo cingevano di attenzioni.
Ho avuto il piacere di ricevere le sue attenzioni fino a pochi giorni fa, quando ci incontrammo su corso Umberto I. Ancora una volta, era stato lui ad anticiparmi salutandomi per primo, posando la sua mano sulla miam quasi volendosi appoggiare in un gesto che si ripeteva ogni volta che ci incontravamo e che io consideravo come un segno di affetto nato col tempo a partire da quando ci eravamo conosciuti: lui importante esponente politico sin da diventare Sindaco della mia città, io giovane cronista alle prime armi con il pallino della politica potendo avere il vantaggio di scriverne, soprattutto seguendo i lavori consiliari.
Franco Cosentino era un politico di lungo corso, uno di quelli della cosiddetta “prima repubblica”, che, sebbene bistrattata con superficialità, spesso si rimpiange perché era costruita su regole e scuole di partito, rispetto dell’avversario politico malgrado lotte profonde e scontri ideologicamente feroci. Politico di lungo corso perché nel naufragio di quella “prima repubblica”, lui seppe trovare la via giusta per non esserne risucchiato trasformandosi in manager di prestigio, sia pure con il mantello di quella politica che fu il suo pane quotidiano.
Arrivò all’agone politico partendo da quel gruppo di “giovani” che la DC vibonese seppe plasmare e lanciare in un preciso periodo storico rinnovandosi saggiamente, per quanto molti di quella “nidiata” furono poi bruciati dagli stessi che li avevano lanciati.
Entra la prima volta in consiglio comunale da vincitore nelle elezioni del 3-4 giugno 1979 ed è confermato nelle successive del 26 giugno 1983.
Era il tempo della gavetta in politica, che si svolgeva all’interno del partito, dove i più esperti facevano da chioccia, insegnando loro i trucchi del mestiere, come districarsi tra documenti ed uffici, tra trattative ed accordi, tra delibere e programmazione, bilanci e pianificazione. Una gavetta all’interno del partito che, una volta superate brillantemente le prove interne, consentiva il santo di qualità ed il passaggio all’azione attiva.
Franco Cosentino si siede sugli scranni di Palazzo Luigi Razza e svolge anche qui un periodo di gavetta da semplice consigliere comunale, salvo poi ricevere il premio che spetta ai migliori ed essere chiamato a chiudere quella consiliatura guidando l’esecutivo: il 10 maggio 1982, per la prima volta indossa la fascia di Sindaco, alla guida di un monocolore DC con il compito di preparare la città e la politica cittadina al prossimo appuntamento elettorale.
L’incarico viene portato a termine brillantemente al punto che l’appuntamento elettorale del 26 e 27 giugno 1983 è un trionfo democristiano, che vede il partito conquistare la maggioranza assoluta (21 consiglieri su 40). Un carico politico enorme che il partito però intende gestire con responsabilità ed in linea con quanto accadeva nel resto d’Italia. La DC, infatti, decide di formare delle giunte di coalizione: la prima di queste con DC- PSI- PRI- PSDI, è realizzata confermando nel ruolo di sindaco proprio Franco Cosentino. Una decisione politica talmente delicata che assorbe tutto il periodo estivo, visto che, dopo le elezioni di fine giugno, bisogna aspettare il 15 settembre per varare la nuova Giunta, la seconda a guida Cosentino. Andrà avanti fino all’autunno dell’anno dopo; quindi, accetta di fare l’assessore per i due successivi sindaci – Lorenzo De Sossi e Franco Comito – per poi tornare a sedere sulla poltrona più alta un’ultima volta il 13 ottobre 1986 per appena quattro mesi, questa volta, quando sopraggiunge, al termine di una nuova crisi, il commissariamento del Comune.
Fu in questo periodo che nacque il nostro rapporto, prima di stima reciproca nei rispettivi ruoli, lui di amministratore attento, io di giovane che con attenzione seguiva le attività della politica vibonese provando a raccontarla, a decifrarla per i lettori/cittadini. Un rapporto di stima che velocemente, con naturalezza divenne amicizia, di sincero rispetto da parte mia, di affetto da parte sua che diventò anche considerazione per il mio modo di lavorare.
Nacquero così momenti interessanti di scambio di opinioni, confronto di pensieri, analisi sociali oltre che politiche.
Intanto, la politica stava cambiando archiviando la “prima repubblica” e dando vita a nuovi modi di agire. È in questo momento che Franco Cosentino intuisce il cambiamento e si rinnova avviando le sue esperienze di Direttore generale di Consorzi industriali, partendo sempre dalla sua Vibo Valentia per arrivare a Reggio Calabria, passando per gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria,fino a guidare da manager il processo di crescita di Gioia Tauro.
Quando arrivava il tempo di raccogliere la serenità del lavoro svolto, l’atroce destino gli riserva il dolore più intenso e profondo che lo segna indelebilmente. Confermando quell’amicizia coltivata nel tempo, me lo confida, ne parla con mestizia.
Accade, poi, ultimo evento che pare fargli tornare quella verve di un tempo. Quando suo figlio Bobo decide di fare il percorso inverso rispetto al suo e da manager si fa politico (mentre lui da politico si era trasformando in manager) tentando l’avventura della candidatura a sindaco di quella città di cui lui era stato “primo cittadino”. In quei giorni, sembra aprirsi in Franco una nuova luce, me ne parla con orgoglio e speranza, ma… è solo un attimo!
Infine, il nostro ultimo incontro pochi giorni fa ed oggi la triste notizia della sua dipartita.
Riposa in pace, caro Franco!