Infuocata riunione in IV Commissione a Palazzo Luigi Razza, l’assessore incalzato tra dubbi perplessità e insinuazioni dell’opposizione
Si presenta in Commissione l’assessore comunale al Personale, Marco Talarico, ed a Palazzo Luigi Razza a Vibo Valentia si respira un clima ancora più caldo di quanto non sia all’esterno in questo inizio d’autunno che sembra piena estate.
L’aspetto che butta ulteriore fuoco all’incendio politico divampato da qualche giorno è la chiave di lettura che l’assessore fa a proposito dei requisiti richiesti nel bando della discordia, per cui si evince che la prima discriminante diventa adesso il possesso di ben due lauree. L’interpretazione dell’assessore coglie di sorpresa, anche perché il testo, quello di ‘sto benedetto avviso pubblico, appare in proposito abbastanza equivoco, laddove al punto 7 si richiede ai candidati di “essere in possesso della laurea nei due ambiti disciplinari: scienze della comunicazione L20 e beni culturali L01 o titoli di studio equipollenti”.
Già questo fa insorgere i consiglieri. Prova a stuzzicare Giuseppe Cutruzzulà, con non poca ironia: “Chi cercate? Un tiktoker plurilaureato? Dai titoli indicati nel bando non si capisce bene chi state cercando, visto che si richiede anche una solida esperienza nella comunicazione attraverso i social media”. Quindi, conclude ribadendo una certa provocazione: “Scommettiamo che le due lauree, così come da voi richieste, ce l’ha solo uno dei candidati?”.
La IV Commissione riunitasi sotto la presidenza di Marcella Mellea ha vissuto momenti di inevitabile tensione. Marco Talarico ha difeso la scelta dell’Amministrazione comunale rintuzzando le tante obiezioni dell’opposizione. Ha ribadito che il bando è stato scritto nel rispetto delle normative e per questo non ci possono essere dubbi sulla sua regolarità. Ha annunciato che all’avviso hanno risposto in tanti: 33 quelli che hanno prodotto regalare domanda di adesione, mentre altri 7 risultano con documentazione incompleta, che i candidati potranno comunque integrare. In totale, 40 potenziali superconsulenti (che, per come richiesto dal bando devono pure essere stati direttori di giornale e dirigenti d’azienda) pronti a competere attraverso un colloquio, che risulta essere decisivo in quanto assegnerà un massimo di 70 punti su 100. particolare questo che ha suscitato non poche perplessità, con Carmen Corrado che ha obiettato: “Questo è un aspetto che convince ancora meno – ha affermato – 70 punti per l’esito del colloquio a fronte dei 30 che possono essere assegnati per il possesso dei titoli richiesti concede troppa discrezionalità per giudicare un profilo professionale che oltretutto ancora non si capisce bene cosa debba fare”.
Le osservazioni sono poi proseguite su aspetti vari ma soprattutto utili soprattutto a marcare politicamente la vicenda, mentre per la maggioranza si consola il capogruppo del Pd, Francesco Colelli, che apprezza quanto la relazione dell’assessore Talarico sia stata opportuna per accertarsi che non sono emerse irregolarità , visto che Talarico ha spiegato in maniera esaustiva che la legge è stata rispettata e lo è stata anche in merito al compenso (400 euro per ogni giornata/lavoro, è in linea con le tabelle del Pnrr, ovviamente raggiungendo il massimo della quota possibile), così come in riferimento ai tempi di pubblicazione (i 7 giorni sono in linea con quanto stabilito dallo stesso quadro normativo, ovviamente riferendosi al livello minimo di quanto previsto).
Finisce qui? Certo che no.
Perché proprio l’assessore Talarico infila un altro elemento che fa sobbalzare le opposizioni, quando afferma che, una volta sfoltita la massa delle domande che siano ritenute perfettamente in linea con quanto richiesto, l’Amministrazione Romeo potrebbe anche decidere di riaprire i termini del bando se dovessero a quel punto risultare pochi i curricula idonei restanti.
Ohibò!