E se dietro queste ultime mosse, compresa la nascita del nuovo gruppo di maggioranza in consiglio comunale, ci fosse proprio il sindaco e la sua nuova strategia per salvare le ultime decisioni “poco gradite”?
di Marcello Bardi
Nove mesi di amministrazione filati via in un batter d’0cchio. Nonostante le difficoltà, i cantieri che paralizzano la città, le buche da nord a sud del territorio vibonese, una gestione del decoro urbano quantomeno dubbia, non di sola differenziata vive il cittadino, e le più significative opere ferme ancora al palo, come cattedrali nel deserto.
Eppure, la fiducia nel sindaco Enzo Romeo, anzitutto sul piano etico e comportamentale, era riuscita a tappare tutte queste “falle”. Tanto più quando la sua giunta, imponendolo conseguentemente pure al Consiglio, si era tagliata complessivamente il 30% delle proprie indennità a cavallo delle festività natalizie. Diversi, peraltro, i buoni propositi che il primo cittadino – circondatosi ultimamente di sodali davvero poco affidabili sul piano della credibilità – aveva perseguito, lasciando le porte aperte, favorendo il dialogo e la collegialità nelle decisioni. Segnali di cambiamento reali, per la verità, se ne erano colti pochi ma c’era qualcosa di più significativo ad avvicinare il cittadino alle istituzioni. Tra gli altri aspetti, la capacità di mettere sul tappeto problemi veri a cominciare dall’acqua pubblica, dal rilancio del porto, dalla questione depositi costieri, l’attenzione alla scuola mai così significativa.
Ebbene, con due mosse in pochi giorni, Enzo Romeo ha minato dalle fondamenta il lungo lavoro che lui e quei pochi “sognatori” (oggi ripudiati e messi in un angolino) avevano messo in campo, fino ad arrivare alla storica vittoria dello scorso 26 giugno.
La prima, è stata la nomina del suo capo di gabinetto, Gianpiero Menniti, arrivata alla fine utilizzando fondi di bilancio, risorse pubbliche, dopo vari tentativi inutili – gli ultimi per la verità grotteschi – di farlo tramite il Pnrr, dei quali qualche assessore, tempo addietro, aveva dovuto persino giustificarsi in Aula.
Il secondo aspetto è stato quello legato alla questione della presunta incompatibilità per debiti di un esponente della giunta, “che i giuristi della domenica e gli opinionisti”, hanno sollevato per richiamare un principio al quale nessuno dovrebbe sottrarsi: la linearità e l’etica nei comportamenti, anzitutto da parte di chi amministra la cosa pubblica, di chi chiede ai cittadini di pagare l’acqua non potabile, di chi impone l’aumento dell’addizionale Irpef ai contribuenti per salvare il Comune dallo sfascio.
Come dire, se un amministratore ha 30mila euro (e non è detto che il dato sia definitivo) di debito nei confronti del Comune, amministratore la cui autocertificazione sull’insussistenza delle cause di ineleggibilità era assente dal sito istituzionale fino a una settimana addietro quando Carmen Corrado di Forza Italia ha sollevato la questione in Commissione: “come può, sul piano etico, prima ancora che su quello giuridico, utilizzare i quattrini che l’Ente gli dà per saldarlo?”
Una questione, quest’ultima, sollevata da tanti eletti. Prima dalla capogruppo di Noi Moderati, Maria Rosaria Nesci, poi dall’ex candidato a sindaco Francesco Muzzopappa.
Ebbene, dinanzi a tale scenario, anziché decidere, il sindaco preferisce non agire. Invia quesiti al ministero, sebbene gli uffici siano stati abbastanza chiari con lui, e temporeggia, come Quinto Fabio Massimo, provando a salvare quello che ormai – come noto – è il suo scudiero.

Sul piano politico, al cospetto della veemente reazione di almeno tre sue consigliere comunali, elette con Progetto Vibo (compagine quasi liquefatta a dispetto dei comunicati di circostanza peraltro comprensibili), le lascia “libere” – data la loro volontà di prendere le distanze dal dominus di quel…progetto, ma non da lui – di avvicinarsi all’esperto Nico Console, cattedratico di queste dinamiche, già fuoriuscito dal centrodestra, in guerra con la sua coalizione, da mesi vicino ad Ernesto Alecci, avversario interno acerrimo di tutto il Pd vibonese e non solo (tra un anno ci saranno le regionali), e che, al momento opportuno, presenterà -come è normale che sia in politica – un conto salatissimo a Romeo.
A proposito, cosa se ne farà ora della delega al decentramento data a Dina Satriani e della presidenza della quarta commissione attribuita a Marcella Mellea che continuano a predicare fedeltà al capo dell’amministrazione? Se è vero che dicono il vero, perchè andare a formare un altro gruppo a pochi mesi dall’insediamento del capo dell’esecutivo? Forse perchè non hanno gradito la nomina del capo di gabinetto e la situazione dell’assessore “incompatibile”?
La verità è che, stando ai rumors non tanto della domenica, quanto del lunedì e del martedì sera, dietro questa operazione vi sia proprio Romeo che così vorrebbe comunque mantenere la “vicinanza” politica delle due elette, ed evitare che il Partito democratico ed altre forze della maggioranza venuta fuori dalle urne, si rafforzino ulteriormente a dispetto della liquefazione di Progetto Vibo, determinata dalle scelte discutibili di qualche suo stretto “consigliere e amico”.
Una strategia “complessa”, fatta di riunioni e qualche aperitivo serale nel centro storico, che potrebbe rappresentare per il capo dell’esecutivo, l’inizio della fine. Specie se si continua a far finta di niente, con un atteggiamento pilatesco che non giova a nessuno e che lascia interdetta una comunità, fatta anche di qualche giurista e opinionista della domenica, che in lui avevano creduto!