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Don Fiorillo, Giovanni a chi direbbe oggi “razza di vipere”?

Don Fiorillo, Giovanni a chi direbbe oggi “razza di vipere”?

da admin_slgnwf75
7 Dicembre 2025
in è domenica
Tempo di lettura: 3 minuti
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Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 7 dicembre

di Mons. Giuseppe Fiorillo

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Carissime, carissimi,

la pagina del vangelo di questa seconda domenica di Avvento ci presenta uno scenario, il deserto di Giudea e, sulla scena, due profeti: Isaia e Giovanni il Battezzatore. Ecco il testo:” In quei giorni, venne Giovanni Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati…. (Matteo 3,1-12).

Il deserto per Israele è un luogo denso di significati. È il luogo del cammino del popolo di Dio, il luogo dell’ascolto, della fiducia e del peccato. È anche il luogo dell’intimità di Dio, del fidanzamento, dell’amore tra Dio e il suo popolo. (Osea, 2, 16- 18).

Il deserto, in cui opera Giovanni, è il deserto della Giudea, ad est di Gerusalemme, in discesa, verso il Mar Morto.

Gli Esseni.

Nell’area del Mar Morto, fin dal secondo secolo avanti Cristo, si era insediata la comunità degli Esseni, della quale, probabilmente, Giovanni faceva parte. Gli Esseni erano una congregazione religiosa, presente in vari luoghi della Palestina con sede principale a Qumran, nell’oasi di En-gaddi. Vivevano in comunità di preghiera e praticavano la povertà, l’obbedienza, la castità. Economicamente, si mantenevano col proprio lavoro agricolo, religiosamente, miravano a ristabilire la purezza del sacerdozio, contaminato dalle culture ellenistiche. Ravvivavano la fede col mantenere viva l’attesa della venuta del Messia. Vengono, poi, tutti sterminati, nell’anno 70 dopo Cristo, dall’imperatore Tito e vengono abbattuti i loro conventi. (Giuseppe Flavio: Guerra giudaica).

Giovanni il battezzatore.

Giovanni, uscito, probabilmente, da uno di questi conventi degli Esseni, si presenta come un asceta del deserto con ruvide vesti ed una cintura di pelle attorno ai fianchi e con una dieta essenziale. Inizia la sua predicazione ed il deserto si popola di gente…

“Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo venire molti Farisei e Sadducei al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?” (Matteo 3,5-7).

battista

Parole dure di Giovanni verso la commissione, composta da Farisei e Sadducei, inviata dal Sinedrio di Gerusalemme per controllare la sua predicazione. A loro che chiedono: “Sei tu il Cristo che deve venire?” Risponde: “Non sono io, ma a lui, che viene dopo di me, non sono degno di portare nemmeno i sandali”. Alle folle, Giovanni dice: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino!… Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Fuori metafora: è necessario tracciare i sentieri, non sul terreno, ma nel cuore dell’uomo, non nel deserto, ma nella vita. Raddrizzare un sentiero, quindi, ha un significato preciso: mettere mano alla riforma della propria vita, e convertirsi. Convertirsi è cambiare strada, prendere nuove direzioni. Solo il cambiamento prepara la via per una novità di vita. Solo il cambiamento ci sprona ad abbandonare i nostri schemi, che ci rendono prigionieri di vecchie abitudini, di privilegi acquisiti, di consolidate burocrazie. Giovanni è l’icona dell’uomo che, convertendosi paga di persona per le sue scelte radicali. Lui, Giovanni, figlio del sacerdote Zaccaria, si spoglia degli abiti sacerdotali, abiti del privilegio e veste gli abiti degli Anawin, i poveri di Jahve’; lascia il Tempio e prende posto nelle periferie, dove la gente lotta per la sopravvivenza; condanna con dure invettive il malgoverno di Erode e da questo viene decapitato, su richiesta di una adolescente capricciosa, dominata da una madre perfida.

Buona domenica col domandarci: Giovanni a chi direbbe oggi “razza di vipere”? A me, a te, a tutti noi che non abbiamo l’ardire di concepire che il mondo cambierà il giorno in cui, ognuno di noi comincia a cambiare se stesso.

Don Giuseppe

Tags: avventobattesimoessenigesùgiovannivangelovipere

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