Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 3 luglio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del vangelo di Luca (Lc 10,1-20) siamo nel lungo racconto dell’ultimo viaggio di Gesù che, dalla Galilea, attraverso la Samaria, porta a Gerusalemme.
È un viaggio ricco di incontri, di narrazioni e di progetti per portare a tutti la gioia dell’annuncio del regno di Dio.
“In quel tempo, il Signore designò altri Settantadue e li inviò, a due e due, davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. ( Luca 10,1)
Gesù manda i Settantadue discepoli in missione per annunziare quello che hanno, in questi anni di grazia, ricevuto da Lui.
Il numero 72 indica tutte le nazioni della terra. Nel libro della Genesi (Genesi 10,1-32) vengono, difatti, menzionate 72 nazioni. Con ciò si prefigura la Chiesa che porta, attraverso l’opera missionaria, il vangelo a tutto il mondo.
A due a due.
Nella cultura ebraica la parola di uno ha maggiore forza se è sostenuta dalla testimonianza di un altro.
Il numero due è il principio della comunità:” dov’è due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro (Matteo 17,15).
A due a due.
Gesù non vuole dei navigatori solitari, ma persone in comunione che si sostengono vicendevolmente nelle difficoltà della vita.
A questi Settantadue, prima della partenza, Gesù dà loro delle istruzioni:

“Andate: ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, né sacco, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa” (Luca 10,3-5).
Prima istruzione.
” Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. La missione dei discepoli non è una passeggiata, ma una lotta contro il maligno: dove arriva la parola, libera da compromessi, il peccato, l’ingiustizia e la sopraffazione sono costretti a venire alla luce con grande resistenza dei lupi… simboleggiati, oggi, come ieri, dai portatori di violenze, guerre, corruzioni.
Ai discepoli, quindi, rivestiti di sobrietà e semplicità, è affidato il compito di mostrare, a fratelli e sorelle, la buona strada, sulla quale cammina il Signore, “datore di lumi”.
Seconda istruzione. La base prima della missione è puntare tutto sui valori della persona, sull’essere più che sull’avere.
I beni di questo mondo sono importanti, ma non assoluti.
Prima viene l’uomo, poi i sandali, la sacca, il bastone…Gesù ci invita a liberaci da tutto quello che ci appesantisce. Portare con impegno la parola di Dio, non portare se stessi, la propria immagine, il proprio successo.
“Non portate nulla perché tutto ciò che avete vi divide dall’altro”(don Andrea Santoro ,ucciso a Trabzon in Turchia nel 2006).
Per i discepoli in cammino ci sarà sempre un pane condiviso nelle case della gente dove, con la pace portata con discrezione, la vita genera altra vita.
Terza istruzione.
“Non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada” (Luca 10,4).
Nel costume orientale ogni incontro era fatto di inchini, reverenze e noiosi salamelecchi. Il discepolo non può perdere tempo nei convenevoli e nelle formalità. Bisogna puntare dritto all’essenza delle cose, perché il tempo è breve e la messe è abbondante e gli operai sono pochi.
“I Settantadue tornano dalla missione pieni di gioia dicendo: Signore anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Luca 10,17).
Oggi, nella Chiesa di Dio, c’è urgente bisogno di persone che parlino al cuore della gente con gioia piena. C’è bisogno di innamorati di Dio, i quali, su un mondo disperato, aprano squarci di speranza e feritoie di luce.
La buona notizia di questa domenica: “rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Luca 10,20).
Don Giuseppe Fiorillo