Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 16 aprile
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i
la prima delle due apparizioni di Cristo Risorto, descritte nel vangelo di questa seconda domenica di Pasqua (Gv.20,19-32), avviene la sera del “primo giorno dopo il sabato” e, la seconda, quella in cui si descrive la vicenda di Tommaso, avviene “otto giorni dopo”, ancora “il primo giorno dopo il sabato”.
Nel calendario ebraico ” il primo giorno dopo il sabato ” è giorno feriale, sostituito presto dal “giorno del Signore” (Apocalisse 1,10) corrispondente al latino “dies dominica”.
Dominica da aggettivo passa a sostantivo: ed ecco la nostra attuale Domenica!
La pagina odierna ci presenta un dittico in due scene.
Nella prima scena vediamo quella che gli esegesi biblici chiamano la “Pentecoste giovannea” sotto il simbolo del soffio che Cristo Risorto effonde sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo: soffiò e disse loro ricevete lo Spirito Santo. Conferisce, così, il potere di rimettere i peccati e rendere partecipi gli Apostoli della sua opera salvifica.
Nella seconda scena protagonista è Tommaso, detto didimo (gemello) che, prima incredulo, e, poi, credente, manifesta la sua professione di Fede col “mio Signore e mio Dio” strappando, così, a Gesù la bella beatitudine che riguarda ciascuno di noi e coloro che verranno nei secoli: “Tommaso, perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto ed hanno creduto”.
Questa pagina di Giovanni ci lascia due forti impegni: lo Shalom e le ferite.
Primo impegno: Shalom.
Gesù, ogniqualvolta, si presenta ai suoi, nell’arco temporale dei quaranta giorni di permanenza nella terra degli uomini, saluta con questi termini: pace a voi…vi lascio la pace…vi do’ la mia pace….
Il dono più bello che ci viene lasciato da Gesù col messaggio della Resurrezione è la Pace.
La pace, la vera pace, non si realizza con slogan, con trattati, con marce (tutte realtà importanti!), ma soprattutto si costruisce nelle case, per le strade, con gesti di fraternità, col vivere in serenità il quotidiano, intessuto di accoglienza, ascolto, abbracci solidali.
Secondo impegno: le ferite.
Gesù, vincitore della morte, si presenta a porte chiuse nel Cenacolo col mostrare le ferite inflitte al suo corpo: “guardate le mie mani ed i miei piedi, sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che io ho. Dicendo questo mostrò loro le mani ed i piedi”. (Luca 24,39-40)
Gesù resta con noi, ma con le ferite!
E le ferite sono le guerre col suo fiume di sangue che inonda la terra, con le dilaganti corruzioni, con i poteri occulti che sigillano la vita di uomini e donne con il loro potere di rapina e di morte.
Tocca a noi tutti portare balsamo alle ferite di Cristo col prenderci cura dei malati, dei fragili, dei bambini che “chiedevano pane e non c’era chi lo spezzasse loro” (Geremia 4,4), degli anziani e di tutto il sommerso di dolore che affligge questa povera umanità.
Tocca a noi, testimoni della Resurrezione, portare un fiore là dove scorre una lacrima sul viso di un fratello o di una sorella.
Buona domenica della Misericordia con due moniti:
“Gesù sarà in agonia, nel Getsemani, fino alla fine del mondo. Non dobbiamo dormire” (da i Pensieri di Blaise Pascal).
” Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa” (San Paolo: Colossesi 1,24).
Don Giuseppe Fiorillo